Sono sul treno diretto a Fes.
Quando sono salita a Casa era vuoto ma lungo la tratta si è riempito di persone.
Nel mio scompartimento siamo in 8, di cui 3 donne, me compresa.
Ci sono talmente tanti bagagli che, non sapendo più dove metterli, abbiamo occupato tutto il corridoio. Ogni volta che sentiamo il rumore di un oggetto metallico battere sui vetri sappiamo che è arrivato il momento di giocare a tetris perché sta passando il carrello con le cose da mangiare. E allora ecco che prendiamo in braccio tutto ciò che possiamo, con la mano libera tiriamo su le valigie il tanto che basta a far passare il venditore ambulante, appena ci supera rimettiamo tutto dove era e tiriamo un sospiro di sollievo. La signora che siede davanti a me mi sorride di un sorriso complice e gentile. Mi chiede qualcosa in arabo, sarà la decima che lo fa da quando sono arrivata in Marocco e questa cosa mi piace perché mi sento una di loro, le rispondo in francese dicendo che non parlo la sua lingua, lei riformula la domanda
«c’est le train rapide ou bien… »
«oui madame, c’est le train rapide».
Mi sorride di nuovo, poi torna a guardare fuori dal finestrino.
Io faccio lo stesso.